"Oggi la questione - della pedagogia della natura - rischia di essere presa in considerazione più in virtù di una nuova "moda" che ripropone la realizzazione dell'orto o della vita all'aria aperta, come filone culturale un po' "trendy" e "alternativo" che reale possibilità di crescita, sviluppo ed esperienza.
Dunque la possibilità è che questa ondata di interesse sfuggente possa defluire più in un'attenzione alla forma che alla sostanza della questione.
Lavorare all'esterno, giocare nel giardino o nel cortile con i sole, la pioggia, la neve, utilizzare le pozzanghere come esperienza didattica, sporcarsi con il fango, la terra o correre nei fossati è un'esperienza faticosa. E' faticoso organizzare l'equipaggiamento necessario ai bambini e agli adulti per uscire, è faticoso accompagnare i bambini nelle loro esperienza, piuttosto che fermarsi sulla soglia del marciapiede per "sorvegliarli" sull'altalena, è faticoso uscire con cesti e contenitori per raccogliere reperti e materiali che si incontrano nelle uscite, è faticoso rientrare a scuola, svestirsi, sistemare le giacche e gli stivali e magari ripulirsi un po'.
Questa è una delle grandi differenze tra chi sceglie di vivere e di proporre ai bambini un'esperienza completa e sistematica di relazione e rapporto con la natura, in modo autentico ed integrale e chi opta per una o due uscite nel bosco o nella fattoria didattica per alimentare l'idea di uno spazio esterno, della campagna e dell'aria aperta."
L'educazione naturale nei servizi e nelle scuole dell'infanzia, Laura Malavasi, edizioni junior, 2013
Foto credit: wildlifefun4kids.com